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Dvar Torà Parashat Toledot

29/11/2019 03:25:33 PM

Nov29

Eleanor Davis – Student Rabbi al Leo Baeck College

La scorsa settimana, è accaduto un miracolo sulla linea Northern Line da Edgware. Era un miracolo piccolo e ordinario, ma comunque un miracolo - in parte realizzato grazie al potere del Baby Shark (una canzone popolare particolarmente accattivante per bambini!).

Nell'arco di due, forse tre, fermate di metropolitana – e durante l'esecuzione del Baby Shark, fino al punto in cui si narra di nonna Squalo - tre bambini di circa quattro anni sono passati da completi estranei a cantare e ridere insieme. Cantavano, si agitavano sui sedili e conoscevano assolutamente tutti i gesti delle mani. Tre bambini ridevano per pura felicità, non per uno scherzo specifico; hanno reso una carrozza della metropolitana piovosa un posto più felice, anche solo per alcuni momenti.

Potrebbe anche essere stato l'inizio di una bella storia d'amore - basata su alcuni di quegli sguardi - ma non è stato questo il miracolo. Il vero miracolo è stato che il suono delle risate dei bambini ha fatto sì che diversi adulti, pendolari scontrosi, sollevassero lo sguardo dai loro telefoni e sorridessero...

Quando si parla di risate nella Torà, c'è una profonda ironia nel fatto che l'uomo il cui nome significa "riderà" in realtà ha avuto pochissime occasioni per ridere nella sua vita. Nella Parashat Toldot vediamo che Isacco è sopravvissuto all'essere quasi sacrificato da suo padre, ha poi affrontato la sterilità, seguita dalla faida dei figli e dalla sua stessa cecità. Non c'è molto da ridere.

Nel mezzo della parashà, tuttavia, c'è un breve momento di sollievo. Come suo padre prima di lui, Isacco tenta di far passare Rebecca come sua sorella, in modo che altri uomini non lo uccidano per possedere la sua bellissima moglie. A differenza di suo padre, lo stratagemma di Isacco è smascherato non attraverso un intervento divino, ma attraverso il suo comportamento - ed è un comportamento adorabile. Genesi 26: 8 dice che Avimelech, re dei Filistei, guardò fuori dalla finestra e vide Yitzchak m’tzachek et Rivka ishto - Isacco che giocava o rideva con Rebecca. È l'intimità dei loro scherzi che li tradisce agli occhi di Avimelech, ma è quel momento inaspettato di felicità che può farci fermare a riflettere.

C'è vera bellezza nel fatto che quando Isacco ha finalmente la sua possibilità di ridere - quando ormai sta diventando vecchio – lo faccia con sua moglie, moglie da diversi decenni. Immaginando una relazione allegra e giocosa tra Isacco e Rebecca, forse possiamo avere un senso leggermente diverso di questo patriarca spesso trascurato. Possiamo immaginare una coppia che si aiuta a vicenda nei momenti difficili - lutto, sterilità, lotta fra i propri figli - ma mantiene anche la capacità di darsi gioia a vicenda. Condividere il senso dell'umorismo, avere qualcuno con cui ridere delle assurdità della vita e ridere per la pura gioia del momento: queste sono ottime qualità in un compagno.

Anche se i bei tempi sono molto più rari dei tempi difficili, sembra che mantengano la capacità di abbracciare quei momenti e abbracciarsi l'un l'altro. L'esempio di Rebecca e Isacco potrebbe suggerire che la gioia e le risate non devono necessariamente essere un tradimento, una negazione dei nostri problemi e dolori fin troppo reali. Il nostro dolore non è meno reale per la nostra capacità umana di provare momenti di felicità e connessione. Ricordiamo tutti la rottura del bicchiere ai matrimoni ebraici, che aggiunge un tocco di dolore in un'occasione gioiosa; potremmo aver bisogno di ricordare i tempi in cui abbiamo riso nel lutto durante una shivà, quando solo per un momento, abbiamo conosciuto un tocco di gioia tra le nostre lacrime.

La vita di Isacco fu segnata dalla tragedia e assediata dalle difficoltà. Le nostre vite sono raramente facili e aprire un giornale o un feed di notizie può farci sentire ogni giorno come se anche la nostra vita fosse priva di motivi per poter ridere. Eppure, senza ricorrere a un tormentone come Baby Shark, o anche a quello se ci piace, forse possiamo trovare momenti in cui, come Isacco, possiamo avere la nostra occasione per ridere. Mentre entriamo nel mese di Kislev, che ognuno di noi possa affrontare le notti più lunghe dell'anno - e anche le fredde giornate invernali - con qualcuno con cui ridere. Che ognuno possa rimanere aperto alla possibilità di lampi di luce nei nostri tempi di oscurità. Che ognuno possa vivere per conoscere momenti in cui ci sono solo sprazzi di tristezza tra le nostre risate. Hodesh tov!

 

traduzione di Martina Loreggian, studentessa rabbinica al Leo Baeck College

mar, 16 aprile 2024 8 Nissàn 5784