Giornata Europea della Cultura Ebraica - Yitzchak Dees
Ponti ebraici
Noi a Lev Chadash siamo molto contenti che “i ponti” siano il tema della Giornata Europea della Cultura Ebraica di quest’anno. Per la prima volta, all’interno della Comunità Ebraica istituzionale vi saranno conferenze che toccheranno tematiche Reform, a Roma, Bologna e Milano. Incoraggiamo tutti a partecipare a queste conferenze ed alle altre in programma. Qui sotto, troverete la nostra risposta a coloro che sostengono che l’ebraismo sia anti-ponti.
Tre articoli - Il Rabbino Capo di Roma rav Di Segni ha recentemente pubblicato un articolo su Moked dal titolo “Ponti e muri”. Quest’articolo presenta alcuni suoi pensieri sulla prossima Giornata Europea della Cultura Ebraica e sul tema scelto per quest’anno, “Ponti e AttraversaMenti”, e riprende un suo precedente articolo su pagine Ebraiche del 15 ottobre 2009, “Il Ponte sullo Stretto”. Il 4 settembre, Elena Loewenthal su La Stampa ha scritto una risposta a rav Di Segni dal titolo “Niente ponti nella cultura ebraica”.
Il mio scopo - Il nucleo centrale dei due articoli di rav Di Segni è provare che la religione ebraica vede i ponti come simboli negativi quando non addirittura falsi idoli: i ponti sono dunque un tema inappropriato per la Giornata Europea della Cultura Ebraica. Elena Loewenthal è in qualche modo scettica circa una così radicale interpretazione dell’ebraismo, ma non offre nessuna contro- argomentazione sul piano talmudico. Nel mio articolo procederò ad una disamina delle fonti ebraiche citate da rav Di Segni e mostrerò che esse non possono essere ragionevolmente interpretate come lui suggerisce.
Argomento del silenzio e traduzione dei Settanta - Rav Di Segni dice che dato che la parola ebraica per ponte (gesher) non si trova nella Bibbia, si può concludere che il concetto di ponte “non è la nostra lingua”. Tuttavia, è risaputo che l’ebraismo è fondato sia sulla tradizione scritta che su quella orale e per questo motivo nel Talmud vi sono molte parole ed idee che non sono nella Bibbia. La Bibbia non usa mai la parola “kosher” per descrivere i cibi permessi e altre parole come ad esempio “rabbino” non si trovano per niente nella Bibbia, però a nessuno verrebbe da sostenere che la parola “rabbino” “non è la nostra lingua”!? Inoltre, la Bibbia greca ispirata da Dio scritta dai saggi ebrei conosciuta come la versione dei Settanta usa la parola “ponte” in Isaia 37:25. Chiaramente, la parola non è tabù nella tradizione scritta.
Ponti e parto - Rav Di Segni dice che nell’ebraismo i ponti non sono mai stati “un simbolo positivo”, ma invece sono “qualcosa di rischioso”. A prova di ciò, cita un passo del Talmud in cui un rabbino paragona il rischio di attraversare un ponte con il rischio che una donna corre durante il parto (Shabbat 32a), però dal contesto talmudico appare chiaro che si fa riferimento ad un rischio fisico, nel qual caso questo passo è irrilevante per i partecipanti alla Giornata Europea della Cultura Ebraica, i quali non corrono in alcun momento nessun rischio di danno fisico. Inoltre, anche se un rabbino nel Talmud paragona i rischi dell’attraversare un ponte a quelli del parto, la sua opinione chiaramente non è accettata oggi nemmeno dagli ebrei più osservanti e più pii. La preghiera “HaGomel” (che viene recitata da coloro che sono sopravvissuti ad un’esperienza pericolosa) viene oggi recitata dalle donne osservanti dopo aver partorito, però nessuno recita “HaGomel” dopo avere attraversato un ponte!
I Pontefici secondo rav Di Segni - Rav Di Segni dice che gli ingegneri Romani responsabili della costruzione dei ponti erano chiamati pontefici e nel suo articolo del 2009 aggiunge che costoro erano membri di un ordine religioso. Dice anche che nella traduzione latina della Bibbia, la parola ebraica per sacerdote (cohen) è stata tradotta in modo scorretto con “pontifex”, poiché i sacerdoti ebrei non erano costruttori di ponti. Associando la costruzione dei ponti con un ordine religioso pagano, rav Di Segni sta sottilmente cercando di associare i ponti all’idolatria.
I Pontefici secondo gli studiosi - L’etimologia della parola “pontifex” è stata dibattuta per oltre 2000 anni, tuttavia la maggior parte degli studiosi moderni concordano che significhi “costruttore di ponti”. Non vi è però nessuna prova storica, letteraria o archeologica che i pontefici costruissero ponti, fossero istruiti nella costruzione di ponti o che fossero responsabili per i ponti (ad eccezione del pons Sublicius a Roma). Forse un tempo, nel passato mitico o semi-leggendario di Roma, i pontefici costruivano ponti, però fin dalla fondazione della Repubblica i pontefici chiaramente avevano un’altra professione. In conclusione: i ponti romani non erano costruiti dai pontefici e non erano generalmente associati con l’idolatria. Inoltre, la traduzione latina del IV secolo della parola ebraica per sacerdote (cohen) era assolutamente corretta.
L’occupazione romana - Rav Di Segni dice che tra gli Ebrei durante l’occupazione romana di Israele “non c’era grande simpatia” per i ponti. A prova di ciò, cita una discussione del II secolo tra due rabbini di Israele (Shabbat 33b). “Rav Yehudah ha detto che gli occupanti Romani hanno fatto tante cose meravigliose, come costruire mercati, ponti e terme. Rav Shimon Ben Yochai ha risposto dicendo che queste cose non erano state costruite a nostro beneficio. I mercati sono per le prostitute, le terme per rendere belli i Romani e i ponti per riscuotere i pedaggi.” E’ evidente che questa discussione è politica e non teologica. Rav Yehudah ammira come i mercati abbiano portato la prosperità economica, i ponti abbiano ampliato gli orizzonti geografici e le terme abbiano aumentato il livello di igiene e presumibilmente di salute fisica. D’altro canto però Rav Shimon Ben Yochai critica il fatto che i mercati abbiano portato a pratiche d’affari illecite come la prostituzione, i ponti siano solo per i benestanti ed abbiano incoraggiato l’avidità e le terme abbiano portato la vanità e l’edonismo. Questa discussione sull’influenza dei Romani sulla società ebraica è come la discussione sul bicchiere riempito a metà. E’ mezzo pieno o mezzo vuoto? In ogni caso, da questo passo del Talmud vediamo che non tutti sono d’accordo sul fatto che i ponti siano un qualcosa di negativo, che coloro che pensano che lo siano pensano la stessa cosa dei mercati e delle terme e che l’unico problema con i ponti sono i pedaggi, nel qual caso persino rav Shimon Ben Yochai non avrebbe avuto alcuna obiezione al tema proposto per la Giornata Europea della Cultura Ebraica, dal momento che la partecipazione è gratuita.
Rav Nachman di Breslav - Come ulteriore prova dell’avversione ebraica per i ponti, rav Di Segni cita rav Nachman: “Sappi che l’uomo deve passare su un ponte molto molto stretto, l’importante è non avere affatto paura”, però rav Nachman ha attentamente caratterizzato il ponte come stretto. Non è possibile fare un’estrapolazione dai ponti stretti ai ponti in generale e certamente non a quei ponti che sono larghi. Inoltre, l’espressione “ponte stretto” viene usata in molte culture e religioni come una metafora del pericolo, senza che queste culture e religioni siano di per sé anti-ponti. Ad ogni modo, il tema della Giornata Europea della Cultura Ebraica di quest’anno non sono i ponti stretti ed anche se lo fossero, rav Nachman ci dice di non avere paura.
Muri - Rav Di Segni critica il fatto che nel mondo di oggi i ponti vengono percepiti come buoni e i muri come cattivi, però è piuttosto ovvio che i muri vengono costruti da coloro che hanno paura e sono insicuri. La Cortina di Ferro, il Muro di Berlino e il Ghetto sono stati tutti risposte di paura. I muri costruiti per rinchiudere i criminali, controllare l’immigrazione illegale o impedire invasioni dall’esterno sono tutti espressioni di paura. Non sto dicendo che non ci sia posto per i muri nella società moderna, sto semplicemente dicendo che i muri non sono nulla di cui andare fieri. Inoltre, persino il Muro Occidentale (HaKotel) ci ricorda che il Tempio venne distrutto perché noi eravamo consumati dall’odio insensato l’uno verso l’altro (Yoma 9b). Non guariremo sicuramente mai dalla malattia dell’odio insensato se tutto quello che facciamo è costruire muri tra di noi e le persone che noi odiamo in modo insensato.
Ponti - I ponti sono un’espressione di una nobile tensione umana ad espandere i nostri orizzonti. Essi vengono costruiti dalle persone che sono curiose ed ambiscono a qualcosa di più - qualcosa di meglio. Coloro che sono certi del fatto di non avere nulla da imparare dagli altri dovrebbere restare a casa questa domenica e non avvicinarsi agli eventi in onore della Giornata Europea della Cultura Ebraica: potrebbero vedere o sentire qualcosa che metterebbe in discussione le loro convinzioni. Ma per tutti coloro a cui è gradito il pensiero di poter vedere il mondo attraverso gli occhi di qualcun altro, per favore partecipate a qualche evento! C’è tanto che possiamo imparare sugli “altri” parlando con loro invece di affidarsi a dubbie interpretazioni di testi rabbinici che sono stati scritti molto tempo fa in terre che sono molto lontane.
Se desiderate lasciare un vostro commento a questo articolo, mandate un’email a : educazione@levchadash.it.
Yitzchak Dees
dom, 25 maggio 2025
27 Iyàr 5785
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PROFILI: Persone e personaggi dell’ebraismo
a cura di Gregorio Gershom Apicella
da HAR SINAI (Bergamo e Brescia)
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