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In memoria di rav Elio Toaff
 
Lunedì 20 aprile mi sono svegliato presto ed ho appreso della morte di rav Elio Toaff. Non lo avevo mai incontrato, ma da quando sono arrivato in Italia ho sentito parlare molto di lui. Molti degli attuali rabbini italiani sono stati suoi studenti e spesso citano i suoi insegnamenti.I giornali italiani hanno già sottolineato il suo ruolo nell'instaurazione di rapporti senza precedenti tra la Chiesa Cattolica e gli Ebrei. Mi vorrei perciò soffermare su un aspetto meno ricordato ma forse altrettanto importante.
 
Nella sua ultima intervista pubblicata da Moked 5 anni fa, venne chiesto a rav Toaff come mai durante la guerra la sua famiglia non era fuggita dall'Italia. Rav Toaff rispose richiamando quanto suo padre, il rav Alfredo Toaff, gli aveva insegnato: "Un rabbino non può semplicemente andarsene quando gli pare. Non deve mai abbandonare la sua comunità!" E rav Toaff ha davvero messo in pratica le parole del padre. Durante la guerra si unì ai partigiani per combattere i nazisti e questo gli costò quasi la vita. Dopo la guerra, fu nominato rabbino capo di Roma. Rav Toaff si trovò a dover ricostruire la comunità ebraica romana che era stata duramente colpita non solo dalla distruzione fisica della guerra e dall'alienazione del popolo italiano, ma anche dall'abbandono e dal tradimento spirituale del suo precedente e stimato rabbino capo.
 
Per adempiere a questo compito, rav Toaff capì che non sarebbero stati sufficienti né il nome che portava, né il titolo di "rabbino capo", né la sua vasta cultura. Gli Ebrei italiani avevano bisogno di un rabbino che li amasse, che avesse  a cuore in modo incondizionato la loro sicurezza e il loro benessere e che infondesse loro speranza e coraggio. Riuscire ad essere un rabbino di questo tipo anche per solo un breve periodo di tempo è raro, ma esserlo per 50 anni come fece rav Toaff è straordinario.
 
Si dice che  Meg Cabot abbia detto "Il coraggio non è l'assenza di paura, è piuttosto riconoscere che c'è qualcosa di più importante della paura.I coraggiosi magari non vivranno per sempre, ma i cauti non vivono affatto." Elio Toaff era un uomo di questo tipo: audace e coraggioso. Con la sua morte, noi possiamo solo sperare che coloro che ora hanno il compito di guidare la comunità ebraica italiana vorranno proseguire nel solco da lui tracciato. Infatti, come rav Toaff seppe affrontare arditamente le sfide del suo tempo, anche noi ora abbiamo bisogno di leader che siano in grado di affrontare le sfide attuali.
 
Che l'esempio di rav Toaff possa ricordarci che fintanto che c'è vita, c'è speranza- e dove c'è speranza, tutto è possibile!
 
Yitzchak Dees
mer, 24 aprile 2024 16 Nissàn 5784